Era il 2009.
Ascoltavo continuamente questa canzone. Parlava di me, parlava dei giorni in cui “avevo imparato a volare”: il brutto anatroccolo aveva toccato e ascoltato la VITA e iniziava il suo cammino verso un volo in cieli carichi di esistenza.
Era il 2009.
Ascoltavo continuamente questa canzone. Parlava di me, parlava dei giorni in cui “avevo imparato a volare”: il brutto anatroccolo aveva toccato e ascoltato la VITA e iniziava il suo cammino verso un volo in cieli carichi di esistenza.
“Non sono mai felice”… Anche a te è capitato di dirlo o pensarlo?
Alcuni di noi nemmeno sanno di “non essere mai contenti!”
Io invece avevo una mamma che me lo ripeteva di continuo ed ora io lo ripeto a mia figlia 🙂
Vi ho letto nel sondaggio che molti di voi hanno compilato (e se non l’hai fatto eccolo qui). In quanti che vorreste cambiare lavoro, fare altro delle vostre giornate! E davvero grazie, perché in quelle parole avete tirato fuori le emozioni che DENTRO si muovono, fanno capolino, vengono a galla ma spesso la parte mentale le sopisce ….e la vita continua uguale a prima.
Quindi, fatti coraggio!
Sei in buona compagnia, non sei l’unico a farti mille domande e mille problemi, però: “con i se e con i ma la storia non si fa”.
Non so tu.
Ma io per anni ho concepito il lavoro come qualcosa di fondamentale: per la pagnotta, per la propria dignità, per la società.
Oggi vedo le cose leggermente diverse, una differenza appunto minima ma decisamente sostanziale.
Il motivo sta nei significati di quelle tre parole che ho usato: pagnotta, dignità, società.
Con pagnotta intendo la parte economica del lavoro, quel soldo di cui tutti abbiamo bene o male bisogno, senza il quale la vita oggi non è possibile. Denaro che ognuno di noi impiega come meglio crede.
Mi sono ritrovata su un canale televisivo mentre parlava lo Psichiatra Raffaele Morelli.
C’è chi ama i suoi libri, chi non è in sintonia con il suo pensiero.
Ma…, ma non è questo il punto.