Non sono mai felice!

“Non sono mai felice”… Anche a te è capitato di dirlo o pensarlo?

Alcuni di noi nemmeno sanno di “non essere mai contenti!”

Io invece avevo una mamma che me lo ripeteva di continuo ed ora io lo ripeto a mia figlia 🙂

Ma molti vivono pensando che tutto ciò che hanno o le cose che accadono siano “normalità“, le cose belle, le cose meno belle, tutto è normale che sia, che colpa ne abbiamo noi, che colpa ne hanno gli altri.. eh che ci vuoi fare? E’ così. Contenti? Si, no, forse.

Sicuramente l’avere, gli status symbol, il paragone con la vita degli altri generano insoddisfazione.. non so da quando sia partito tutto questo, ma già negli anni ’60 suonava “I can get no satisfaction” degli Stones …..ed oggi?

Oggi spopola l’hashtag “mainagioia”.

Proviamo a chiederci “perché?”. Ed insieme vediamo quali strumenti possono farti ricredere e così permetterti di essere felice.

Un po’ del perché di questa insoddisfazione sta in quella parte di noi a cui piace essere vittima.

Anche tu ce l’hai, dai! C’è quel meccanismo del bimbo piccolo in cerca di attenzioni…e sai, ti dirò che non c’è nulla di male!

Volersi far coccolare, far notare agli altri “la bua” e sottolineare le cose pazzesche che ci capitano sono meccanismi necessari .. anche per riprendere fiato ogni tanto!

Qualcuno nella frenesia della propria vita potrebbe rendersi conto di noi e farci un pat pat sulla spalla.

Chi non lo vorrebbe!

Ma, come per tutte le cose, l’eccesso rischia di sfociare in patologia.

Prima di arrivare lì hai molti step che possono renderti la Vita un po’ più “satisfaction”.

Inizia a prendere atto di questa parte di te, quando ti capiterà di entrare in modalità “mainagioia” fai tu “pat pat” su quella spalla, non aspettare che siano gli altri! Mettiti personalmente in contatto con quel bimbo e digli “sì lo so il mondo è stato brutto e cattivo ma ora la bua vedrai che passerà” come avrebbe fatto la tua mamma, la tua nonna o tuo zio.. quella figura che ti ha accolto nelle cadute, con le ginocchia sbucciate o quando un compagno di scuola ti aveva preso in giro.

Poi dobbiamo analizzare un secondo aspetto fondamentale che viviamo tutti.

Hai presente quanto ti pare che stia per succedere qualcosa di bello o quando le cose finalmente iniziano a girare.. dai ammettilo! Cosa pensi di solito?

Provo ad indovinare!

Pensi cose tipo “eh ma tanto mica dura sai?” .. “ah troppo bello, c’è qualche fregatura!”.

Ecco, evita.

Abbiamo troppa paura di essere felici.

Quando andiamo vicini o tocchiamo un po’ di felicità, per paura che questa finisca preferiamo non averla.

E, fammelo dire, è davvero un peccato.

Abbiamo paura di amare per il rischio di essere feriti.

Abbiamo paura di gioire perché poi la ruota girerà e la vita compenserà con nuovo dolore.

E così facendo viviamo come morti che camminano.. non amiamo, non gioiamo, non godiamo di quello che la Vita vorrebbe darci.

Eh sì… ti dirò che forse in parte hanno ragione quelli che credono che tutto questo sia normale.

Perché le gioie e le soddisfazioni esistono proprio perché esiste il dolore e la frustrazione.

La luce esiste perché esiste il buio!

Starai pensando “eccerto, però mainagioia!“.

Prendi contatto, facendoci due parole, con quel bimbo, prima che faccia solo la vittima.

Quanto siamo bravi a vivere la sofferenza fino in fondo, quasi alimentandola anche quando non serve!

Ma non facciamo uguale per le “cose belle”.

Gustiamocele proprio perché possono essere passeggere, osati, permettiti di godere di quello che hai, iniziando dalle piccole cose.

Trova il tempo per riempirti gli occhi di un paesaggio, guarda i bambini giocare in un parco, respira e senti la Vita dentro di te.

Tutto il resto, con presenza e desiderio .. arriva. E potrebbe essere duraturo se lo guardi con gli occhi giusti.

Sì, hai capito bene…. desidera, sogna.. iniziando da come occupi la tua giornata, dal lavoro o dall’attività che svogli.

Non è detto tu stia facendo quello che davvero vuoi, quello per cui sei nato, smetti di fare (magari inconsciamente) la vita che avrebbe fatto qualcun altro, perché forse hai idealizzato la vita di altri, o hai deciso – come tuoi – bisogni di qualcuno che ammiri.